Il gesto eucaristico svela la verità di Gesù, cioè quella tensione interiore che ha guidato tutta la sua vita fin dall’inizio. Dio mi cerca. Dio è in cammino verso di me. Dio vuole trovare casa in me. Neanche Dio può stare solo. Quello che è incredibile è che Dio vuol fare comunione con me; che io gli vada bene così come sono, un intreccio di ombre e di paure.
Non ho doni da offrire: sono solo un uomo con la sua storia accidentata, che ha bisogno di cure. Io non devo fare altro che accoglierlo, dire di “si” alla comunione, che è il suo progetto, il suo lavoro dall’eternità. Nell’amore di Gesù non ci sono esclusi o emarginati, non ci sono i primi e gli ultimi. Nell’Eucaristia le prime comunità cristiane scorgevano non semplicemente la presenza di Dio, ma la presenza di un volto preciso di Dio. Nell’Eucaristia si scorge e si celebra quel Dio
che in Gesù si è manifestato come condivisione, amore e servizio.
Il vino deve essere bevuto e il pane deve essere mangiato. La vita del Maestro deve essere condivisa dal discepolo. Non basta affermare nel pane e nel vino la presenza di del Figlio di Dio. Occorre prendervi parte. L’Eucaristia è contemporaneamente presenza di Dio e progetto di vita Dalla comunione con Dio scaturisce la comunione fra di noi. Seguire Gesù, diventare suoi discepoli vuol dire vivere come Lui una vita in dono per tutti, nonostante il rifiuto. Gesù nell’Eucaristia conforma sé chi si nutre di Lui.